Eccoci qua finalmente!
Sono un pessimo blogger.
Sì, lo so lo so... dovrei postare più
spesso tenervi un po' più aggiornati lo so.
Sono un tipo una sacco impegnato o
almeno mi ritengo tale per cui l'aggiornamento del blog viene spesso
messo in fondo alla pila delle priorità.
Oggi voglio postare qualcosa di
particolare ossia il making of del processo di colorazione di questa
illustrazione, che se seguite il mio blog avrete già avuto modo di
vedere qualche post addietro.
L'idea mi è venuta perché proprio
mentre lo stavo portando avanti (più o meno a dicembre) mi rendevo conto che il lavoro su
layers si presta proprio bene per mostrare i diversi passaggi che si
fanno per cui non sarebbe male condividere l'esperienza con chiunque
possa trovarne interesse.
Oggi finalmente ho trovato tempo e voglia di mettermi qui a fare questa cosa (anche se andrà comunque a finire a domani :D).
Siccome non mi considero che un niubbo
(scusate volevo dire un niubbai) per quanto riguarda la colorazione,
preferisco evitare termini del tipo tutorial, in quanto chi fa un
tutorial dovrebbe star insegnando qualcosa, mentre qui io mi limito a
parlare del procedimento che ho usato.
Infatti in realtà a livello di
espedienti per quel che riguarda il colore in questa immagine ce ne
sono davvero davvero pochi... molto meno di quello che non sembri.
Infondo tutti i migliori coloristi
sostengono che il processo di colorazione inizi dal disegno a matita.
Più sono forti e numerosi i volumi più saranno poi le cose che “si
colorano da se”.
Troppo spesso capita di vedere disegni
abbozzati cui poi il colorista riesca facendo miracoli a tramutarli
in vere proprie opere d'arte.
Nel mio piccolo credo di essere più
portato per fare il contrario (almeno finché non apprendo quanto
possa considerare necessario) ossia fare in modo che nella china ci
sia già tutto quello di cui ho bisogno.
Ma andiamo per ordine.
Ho chinato il disegno con un'unica penna.
In genere quando lavoro in bianco e nero tendo ad utilizzare spessori differenti ma in questo caso non l'ho fatto proprio perché avevo intenzione di fare in modo che tutto il volume ed il distacco tra gli oggetti fosse dato dal colore.
Fatto questo si passa alla digitalizzazione.
Scansiono la china a 1200 dpi al tratto
(parliamo di un formato A4), faccio conversione in scala di grigi e
dimezzo le dimensioni del foglio di lavoro (1200 dpi sono davvero
troppi... ma col senno di poi mi rendo conto che anche 600 non
scherzano).
A questo punto separo il livello di
neri dal resto e trattandosi di un nero netto imposto il layer come
“moltiplicazione” (essendo un nero, come si suol dire, 0,0,0
porterà sempre a comunque ad essere un nero perfettamente netto,
almeno finché non ci si mette un nuovo layer sopra).
Fatto questo mi metto a ritagliare i
vari oggetti, questo è stato il lavoro più lungo e tedioso di tutta
l'operazione di colorazione, ogni oggetto però mi serviva nettamente
staccato dall'altro per comodità di lavorazione e per poter inserire
nuovi strati tra i diversi layer.
A questo punto inizio con la
colorazione.
Per fare un esempio pratico ho isolato
due degli elementi che formano il disegno di modo da poter mostrare
meglio nel dettaglio quello che poi sono andato a fare in seguito.
Partiamo da Hawking.
Si inizia con questa china nera ed
isolata.
Su cui sono state passate delle tinte
piatte.
Le sudderre tinte piatte sono state
stese in questo caso utilizzando bacchetta magica (allargando la
selezione di 2/3 pixel di modo da farla andare sotto al nero) e
secchiello.
Come metodo non lo apprezzo tantissimo,
prediligendo l'azione di Lazo poligonale, anche se alla risulta
finale l'aspetto è praticamente il solito.
Piccolo appunto: come potete vedere
queste non sono proprio tinte piatte, per favorire l'effetto che
avrei voluto dare alla fine, ho dato delle pennellate di una tonalità
più chiara dove sentivo dovesse esserci un po' più di luminosità.
A questo punto ho proceduto col primo
passaggio di ombre.
Avete capito bene, ho detto “primo”,
perché ne seguiranno altri.
Ho tracciato col lazo il contorno di
quelle che a occhio potevano essere le ombre tracciate dai volumi del
disegno seguendo (a sentimento) un'ipotetica luce che avevo io in
testa (non sarà molto aristocratico dirlo ma così ho fatto).
A seguire una seconda mano di ombre.
Ho ripassato grosso modo le ombre che
c'erano già prima tentando in certi punti di essere fedele a quella
sotto ed in altri di andarci più nel largo.
Lo scopo è quello di rendere l'ombra
un po' più morbida rendendo lo stacco netto un po' meno violento.
Espediente che ho appreso (uno dei
tanti) spilucchiando i vari tutorial del blog aqua+tatai.
Tutte le ombre sono state tracciate con
un grigio abbastanza chiaro messo anch'esso come “moltiplica”.
Di modo che poi regolandone la
trasparenza si possano dare ombre più forti o più tenui.
In genere do un tono alle ombre, in
contrasto al colore della luce e/o in relazione all'atmosfera che
dovrebbe rendere l'ambiente.
Ho caricato infine una terza ombra.
Quest'ultima non segue nessuna logica
particolare, l'ho solo messa dove sentivo il bisogno di dare stacco,
in una zona più infossata che mi dava l'impressione di necessitare
di maggiore oscurità (nessuna logica 'na sega quindi).
Il passaggio successivo è quello di
caricare un livello di luminosità invece.
Solito principio usato per le ombre
però messo come “screen” anziché moltiplica (alcuni programmi
chiamano la funzione screen “inverso della moltiplicazione”
l'effetto è comunque schiarente).
Diciamo che a questo punto Hawking sia
a posto.
Ho saltato alcuni passaggi ovviamente,
detta così pare quasi che io abbia la scienza infusa e al primo
passaggio di lazo abbia immediatamente trovato delle ombre che mi
andassero bene.
In realtà ci sono stati anche passaggi
di gomma a restituire luminosità alle parti sporgenti che meritavano
un raggio di sole.
Ho inoltre aggiunto un paio di riflessi
alla lama della spada al fine di darle un aspetto un po' più metallico.
Passiamo ad un altra parte del disegno,
semplice ma che ho trovato molto divertente.
Parlo del pezzetto di ponte crollato
proprio a sinistra del nostro Hawking.
Anche qui sono partito di tinta piatta.
Questa volta però con un processo
differente.
Qui ho appunto usato il lazo, col
metodo di selezionare tutta la figura ed andare mano a mano a
togliere volta per volta le parti di un determinato colore.
La differenza di risultato la si nota
nel momento in cui si va a spegnere il layer delle chine.
Come potete vedere qui le tinte vanno a
chiudere ogni buco e alla fine si può fare il paragone tra con e
senza china quel risultato sia più aggradante.
Devo fare un piccolo appunto mea culpa.
Vorrei onestamente sapere fare scelte
cromatiche un po' più indipendenti, chi conosce le palette di
Painter avrà notato invece che tutti i grigi che compongono questa
parte di disegno sono tra quelli della palette di default... ma ci
sarà tempo di lavorare anche su questo.
Ad ogni modo in questa frazione di
disegno ho usato un gradiente a scopo di luminosità della superficie
del ponte (layer caricato appunto come “luminosità”).
Inizialmente applicato solo sulla
superficie del ponte per rendere un leggero effetto lucidità, ho poi
deciso di applicarlo su tutta la figura, in quanto rendeva meglio
anche lo stacco con la parte superiore della struttura e rafforzava
l'ombra che quest'ultima avrebbe potuto proiettare sullo stesso (il
ponte).
In altri punti il gradiente si è reso
utile ad altri scopi come rendere l'effetto di una rotondità o
adombrare il progressivo allontanamento di un elemento.
A questo punto solito procedimento:
Primo strato di ombre, secondo strato
di ombre e luci (in questo caso solo qualche piccolo riflesso).
Come ho detto prima diventa divertente
usando il metodo di tinte piatte a sottrarre il risultato che si
ottiene spegnando il layer delle linee.
A questo punto armato di molta, molta,
molta pazienza ho proceduto a trattare tutto il resto del disegno
pezzo per pezzo nel solito modo.
Si parte scegliendo una tinta per il cielo (è importante scegliere il colore da dare al cielo perché questo rappresenta la tonalità che avrà la foschia che darà un po' di atmosfera al lavoro finito)
Subito sopra il livello del cielo compare quello del paesaggio in lontananza.
Il colore dello stesso viene molto influenzato da quello della foschia di cui sopra in quanto molto distante, ho infatti inserito diversi layer monocromatici a differenti trasparenze per arrivare a questo effetto.
(non potevi metterne uno solo? direte voi... eh no! perché poi gli oggetti che sono più avanti si vanno ad inserire appunto tra questi layers)
Passiamo poi alle parti costruttive più vicine a noi.
Fino a Giungere infine all'inserimento dei personaggi (in realtà Caesar rimane su un layer più indietro rispetto agli altri ma era comunque bello farlo apparire solo alla fine).
A questo punto l'opera è quasi giunta
al termine.
Manca solo la fiammate che arriva chissà dove e va ad infrangersi contro lo scudo di materia creato dal giovane prestigiatore, e di una piccola luce posta alle sue spalle per dare un po' più di distacco alla scena dal pavimento retrostante.
Il risultato finale è quello che
potete ammirare qui sopra.
A questo punto il mio making of è
terminato e fa veramente sembrare che a fare 'ste cose non ci si
perda neanche troppo tempo ('na fava).
In realtà tutta la lavorazione mi ha
portato via un bel quantitativo di ore (non riuscirei a e NON VOGLIO
quantificarle) il procedimento porta a buoni risultati se si parte da
una base solida e funzionante ma è ancora troppo lungo e
laborioso... va perfezionato.
Attendo impressioni, pareri, giudizi ed
utili consigli. :)
(P.S.: A livello informativo il file
RIFF ha una risoluzione di 4264 x 6064 pixels, è composto da 108
layers e pesa 172 fottuti mega... maledetto a me ed ai 600 dpi! :D)